Notre Dame de Mvanda

Notre Dame di Mvanda

Carissimi Madri, Padri, sorelle e fratelli,

Vi raccontiamo la bella giornata che Mvanda ha vissuto ieri, 15 luglio, con la benedizione della prima pietra della chiesa, dedicata a Maria Porta del Cielo, evento che ci fa già sognare la nostra liturgia cantata e celebrata finalmente dentro le sue mura benedette e sante.

Ma non è stata la sola grazia, perché nella stessa occasione la nostra aspirante Gabriella ha ricevuto la Cresima, ed è come se tutta la comunità avesse rinnovato le sue promesse battesimali, proprio come la notte di Pasqua.

Dopo aver rimandato diverse volte la data per questo gesto significativo – che ci sarebbe piaciuto nell’anniversario della fondazione di Mvanda e festa del nostro Padre Benedetto, ma che non era conciliabile con gli impegni del nostro Vescovo Mons Mununu – ecco che finalmente abbiamo potuto stabilire il 15 luglio – memoria di San Bonaventura – che in fondo ha un certo legame liturgico con la diocesi di Viterbo, e che è anche il giorno in cui Sr Germana è rientrata a casa, se non ci sbagliamo, dopo il suo importante intervento chirurgico.

Bene. Ringraziamo allora San Bonaventura per le cose belle che sono accadute nel giorno della sua memoria.

A Lodi Mons Mununu è presente, come pure Maurice e Calixte, la coppia di “Famiglie Nuove” del Movimento dei Focolari, nostri vicini sulla collina di Mvanda e rispettivamente padrino e Madrina scelti per accompagnare Gabriella nel suo cammino di approfondimento della fede e dell’appartenenza a Cristo, e l’ufficio si è svolto come d’abitudine, secondo la memoria dei Dottori, naturalmente.

Alla Messa che segue, invece, introduciamo il nuovo inno “Voi siete risuscitati con Cristo”, composto dall’abate di San Paolo Fuori le mura, e proposto all’intera cristianità per l’anno Paolino. Di certo anche voi lo conoscete, ormai, perché lo si trova su Internet ed è tradotto in molte lingue, di cui la più bella, comunque, resta l’italiano!!!

Soltanto quattro o cinque giorni fa Patrizia l’aveva scaricato e imparato, insegnato a Martine e Gabriella per la seconda e terza voce, e poi alla comunità, la quale ha saputo memorizzare abbastanza bene il refrain, cosi da cantarlo con vigore e solennità.

Nella sua omelia il Vescovo è stato simpatico, perché ha posto la domanda spontanea, legittima e sincera a Maria Gabriella sul perché non aveva ancora ricevuto il sacramento della Confermazione. E ponendo quella domanda ha approfondito il senso del sacramento cristiano, ed è stata una piccola catechesi.

Terminata la Messa , la comunità e una ventina di ospiti presenti in cappella – che normalmente sono alcune religiose e giovani in formazione e a volte qualche laico, e in quest’occasione qualche nostro operaio – in processione ci siamo portati sul luogo previsto per la cerimonia della benedizione della “Prima Pietra” della futura Chiesa del Monastero, dove un tavolo era stato allestito con su una splendida “pietra” tutta venata di rosso-bordeaux e li il popolo di Dio cantava il salmo 83: “Di quale amore sono amate le tue dimore, Signore, Dio dell’universo!” Questo salmo ha un altro passaggio che rende significativo il gesto che stiamo per compiere: “Beati gli abitanti della tua casa, perché potranno cantarti ancora, benedetti gli uomini di cui tu sei la forza: dei cammini di pace si aprono nel loro cuore”.

E un “popolo” grande lo siamo veramente, poiché oltre alla comunità sono presenti 75 operai del cantiere , più i nostri. E’ bello che tutti, dentro un clima di gran raccoglimento, baciati dal primo sole del mattino, con un cielo dove volteggiano tante rondini, e stretti intorno al Pastore di questa Diocesi, domandino unanimi a Dio di diventare sempre di più tempio della Sua gloria per pervenire alla città del cielo, guidati da Cristo.

Padre Emmanuel legge il passaggio del vangelo di Matteo che parla delle due case, costruite rispettivamente sulla roccia e sulla sabbia, e questo testo ci ridice che solo Cristo è la pietra angolare della Chiesa, la roccia che sostiene tutte le pietre della Chiesa viva che siamo noi.

Monsignor Mununu fa una breve omelia sottolineando particolarmente la partecipazione degli operai e di noi tutti alla costruzione di un’opera bella, destinata a restare nel tempo, a cui occorre lavorare con dignità, fierezza e gratitudine. Ha espresso anche la sua ammirazione all’impresa Parisi e al capo-cantiere per la serietà del lavoro. Poi, siccome qui è consuetudine indirizzarsi al popolo nella lingua locale per farsi veramente comprendere da tutti, traduce in kikongo gli stessi concetti, per raggiungere ancora più direttamente il cuore di questi lavoratori, e per risvegliare in loro la coscienza che è sempre una grazia quella di poter lavorare, quando, lo sappiamo bene, non è dato a tutti di poter guadagnare ogni giorno il proprio pane nel nostro Paese.

Poi, accompagnato dal Padre Emmanuel, comincia a percorrere tutto il perimetro delle fondamenta: una scena bella e carica di gratitudine, Dio è veramente all’opera e questo ci basta per andare avanti! Noi cantiamo ancora un salmo, non senza commozione, quello che descrive la montagna di Sion come la “gioia di tutta la terra, polo del mondo e la città del gran sovrano”.

Sul tavolo, coperto da una tovaglia coloratissima, è posta la grande e solida “pietra angolare” della costruzione e il Vescovo l’asperge di ogni grazia e benedizione, allontanando il maligno e ogni ombra di peccato da quello che sarà il luogo sacro della presenza di Dio.

E quando la prende per porla come fondamenta nel nome della nostra fede, non possiamo non pensare al simbolo di un nuovo inizio, visibilmente solido e bello, benedetto e santo, della nostra vita data a questa terra che vogliamo abitare per sempre, e non possiamo non andare con la memoria a Sr André e all’abbé Gaétan, a tutti quelli che ci hanno lavorato, che ci lavoreranno; a quanti verranno a pregare e alle giovani – speriamo numerose – che continueranno a lodare il Signore sui passi santi della vocazione cistercense.

E’ costruita sulla roccia la Chiesa del Signore!

Il Padre Emmanuel dà lettura del documento ufficiale di questo gesto di benedizione, in cui è contenuta la lista di tutti i presenti, e il Vescovo, la Madre e il Signor Giuseppe lo firmano.

A questo punto è previsto di “eternizzare” l’evento, mettendo in una bottiglia una delle tre copie del testo, perché resti nella terra, accanto alla pietra per i secoli a venire, ma ecco che i tre fogli, arrotolati una prima, una seconda volta non vogliono entrare nel collo stretto della bottiglia… tutti sorridiamo, chiedendoci come andrà a finire. Ma padre Emmanuel fa un terzo tentativo e voilà che il documento entra, e vi entra per sempre.

Noi cantiamo ancora, mentre un operaio cementa la pietra e poi rispondiamo alla preghiera universale che chiede a Dio di radunare nell’unità i suoi figli dispersi dal peccato, di mantenere saldi sulla pietra della Chiesa quanti consacrano le loro fatiche alla costruzione di questa chiesa, di benedire quanti verranno a cantarvi la sua lode, di accogliere tutti i defunti, la nostra cara Sr M André, e di vegliare su tutti i malati che si appoggiano sulla forza di Cristo con l’invocazione “benedici il tuo popolo, Signore e veglia sulla tua Chiesa”, prima di recitare il Padre Nostro e di lasciarci raggiungere dalla benedizione finale del Vescovo.

Ecco, Sion puo’ ora decorare la sua casa per accogliere il suo re, Cristo, andare incontro a Maria, Porta del Cielo, nelle cui braccia c’è il re di gloria, la Luce generata prima della luce!!!

Il Signor Giuseppe è commosso ed è contento, nella sua fede semplice sente che in tutto questo – che è frutto della sua fatica – c’è qualcosa di grande e di bello. Anche la sua sposa è visibilmente toccata da quest’esperienza forte di fede e speranza.

E noi dobbiamo dire un grazie grande a Padre Emmanuel che ha saputo organizzare questa celebrazione con la sua solita precisione liturgica e con la sua attenzione ad ogni dettaglio.

Sono le 8 e la cerimonia è al termine.

Per tutti gli operai avevamo preparato dei panini con sardine, mentre per il vescovo e per la comunità si va in refettorio.

Ripensando alla veglia, quando tutta la comunità si è messa a disposizione per farcire i 130 panini per i nostri operai, in un lavoro a catena tanto fraterno e gioioso, la Madre ci confida che conserva nella memoria quel momento come uno dei più bei gesti di comunione fraterna, accanto alla liturgia, che naturalmente è il cuore e il vertice di tutto.

Ecco, questa è la bella giornata che abbiamo vissuto l’altro ieri e che è ancora nel nostro cuore, soprattutto perché ci fa guardare con profonda gioia all’avvenire della nostra storia qui a Mvanda.

Siamo contente di condividerla con voi tutti, che ci portate sempre nel vostro cuore, perché cosi potete rendere grazie con noi al Signore.

Le vostre sorelle di ND di Mvanda

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